La chanson de Jacky
Parole e Musica di Jacques Brel
Anche se un giorno a Knokke-Le-Zoute
e Gèrard Jouannest,
nell'interpretazione di Duilio Del Prete
Io diventassi come temo
L'aedo di belle cadenti,
Se gli cantassi “Mi corazon”
Col gorgheggio bandoneante
D'un argentino di Carcassonne,
Anche se viro al bell'Antonio
E sparo le ultime cartucce
Per qualche assegno o qualche premio…
Madame, vado per le spicce,
Se m'ubriaco d'idromele
Per presentarmi più virile
A certe tardodecorate
Come dei pini di Natale,
Io nelle mia sbronzografia
Canterò ad elefanti rosa
Questa mia antica poesia,
Quella di quando ero Jacky.
(ritornello)
Esser bello, cosa vuoi che sia?
Per un'ora suppergiù,
Solo un'ora esser bello e via,
Bello e stronzo perdipiù.
Anche se un giorno a Macao
Divento sultano di bische
In mezzo a languide odalische,
Anche se stufo di cantare
Mi spaccio per mastro cantore
E sono gli altri a gorgheggiare,
Se vendo ancor più di “Beau Serge”,
Del whisky di Clermont-Ferrand,
Carichi d'oppio come niente
E culi D.O.C., vergini finte
Con una banca in ogni dito
E ogni dito in un paese
E ogni paese mio mercato,
Sarò comunque deliziato
Quando ogni notte intonerò
In fondo ad una fumeria
Per tutta la cineseria
La mia canzone di Jacky.
Anche se un giorno in paradiso
Divento, e ne sarei sorpreso,
cantore d'anime volanti,
anche se canto “Alleluia”
pur rimpiangendo a piè di lista
che non sia stata sempre festa,
Pur se divento un Padreterno,
Quello che ha sempre un posto al sole
Fra “Dio ti guardi” e “Dio lo vuole”,
Anche se porterò un barbone
E sarò sempre un po' coglione
Nel distribuir saluti e baci
Per fare gli altri un po' felici,
So che ogni notte sentirò
Nel mio nirvana all'aldilà
Gli angeli, i santi e Belzebù
Cantare il mio canto di qui,
Di quando ancora ero Jacky.